Perché
si tradisce? Forse, per cercare un altro al di fuori dall’ equilibrio
familiare, o per sfuggire alla tristezza, all’insoddisfazione, alla
mancanza di gratitudine, ad emozioni che rimandano un senso di
inutilità, di poca desiderabilità, di solitudine, di costrizione. In
questo modo, non essendo liberi di esprimersi, di sentirsi se stessi,
prevale la paura, l’ansia in cui, purtroppo, si perde
anche la stima, l’amore e la dignità dell’altro. Il traditore è spesso
privo di capacità di fondare la propria esistenza intorno ad un proprio
centro interiore e ha la compulsione a riempire i vuoti con punti di
riferimento esterni, col partner prima e, quando questo non corrisponde
più ai suoi bisogni, con altri partner, oppure con il lavoro, con
sostanze, con il gioco, con l’alcool, in una fuga continua da sé stesso.
E’ una persona che non appartiene a nulla e nulla mai gli apparterrà
totalmente, se non l’inutilità e il vuoto del suo essere evanescente.
Quindi, mentre il traditore nega e scappa, perché non riesce a stare in
ascolto di sé, il tradito pretende e attanaglia l’altro a causa della
sua insicurezza e, d’altra parte, l’amante rincorre e sogna il mondo che
non c’è. Nessuno dei tre, in definitiva, è presente a sé stesso e
nessuno è in grado di rimanere da solo, di fare i conti con la propria
incapacità di bastare a se stesso.
Ciò che è importante imparare
dalle nostre vite è la certezza di poter attraversare anche la
solitudine. Quando questa fiducia interiore viene meno, il tradimento è
in agguato. La nostra psiche è la natura stessa, è una sua scintilla, è
colei che crea e nutre, ma sa essere anche potentemente violenta, se
necessario, e spesso, è costretta ad esserlo per salvarci dal peggio.
L’individualità richiede il coraggio di essere soli e di opporsi a un mondo che tradisce e banalizza.
- Aldo Carotenuto, psicoanalista e scrittore.
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