Poesie
Enzo Aprea
Introduzione di Chiacchierino (Giuseppe): Vorrei
condividere con tutti voi questa poesia di Enzo Aprea, per chi non
lo
conoscesse, giornalista a cui, nel '76, vengono tagliate le mani e le
gambe
a causa di una malattia, il morbo di Buerger.
Quando si sveglia dall'ultima operazione dopo la quale gli è rimasto solo il
tronco cosa vede: fuori dalla finestra è tutto bianco perchè è nevicato, dentro
l'ospedale è tutto bianco, i muri sono bianchi, lenzuola e coperte sono bianche,
i dottori sono vestiti con i camici bianchi... e quindi identifica il bianco con
il colore della morte perchè lui vuol morire ma non può darsi la morte perchè
non ha braccia e gambe per andare alla finestra, aprirla e gettarsi di sotto o
per fare un nodo ad una corda e impiccarsi o per prendere una pistola e
spararsi.. Dopo un lungo lavoro su se stesso riacqisterà il desiderio di vivere
e si dedicherà alla lotta a favore degli handicappati, dei malati mentali e
degli emarginati in generale... Questa poesia descrive come lui vorrebbe
l'ospedale e secondo me noi tutti stiamo realizzando
il desiderio di Enzo Aprea e io ve la dedico in suo onore:
Vorrei
una corsia di letti
rossi, verdi e gialli
azzurri e rosa
per far festa alla morte
come sposa.
E dottori sorridenti
curvi sul corpo rotto
di un uomo
con camici variopinti
di voile, di chiffon, di seta pura
per far festa
alla morte
senza paura.
E muri
disegnati
dai pittori più grandi
da Giotto, Raffaello
da Pier della Francesca
dal Giorgione
e cancellare
il bianco del dolore.
Muoia la morte
per una sola volta
senza il suo colore.
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