giovedì 2 febbraio 2012

Poesie

Enzo Aprea

Introduzione di Chiacchierino (Giuseppe): Vorrei condividere con tutti voi questa poesia di Enzo Aprea, per chi non lo
conoscesse, giornalista a cui, nel '76, vengono tagliate le mani e le gambe
a causa di una malattia, il morbo di Buerger.


Quando si sveglia dall'ultima operazione dopo la quale gli è rimasto solo il tronco cosa vede: fuori dalla finestra è tutto bianco perchè è nevicato, dentro l'ospedale è tutto bianco, i muri sono bianchi, lenzuola e coperte sono bianche, i dottori sono vestiti con i camici bianchi... e quindi identifica il bianco con il colore della morte perchè lui vuol morire ma non può darsi la morte perchè non ha braccia e gambe per andare alla finestra, aprirla e gettarsi di sotto o per fare un nodo ad una corda e impiccarsi o per prendere una pistola e spararsi.. Dopo un lungo lavoro su se stesso riacqisterà il desiderio di vivere e si dedicherà alla lotta a favore degli handicappati, dei malati mentali e degli emarginati in generale... Questa poesia descrive come lui vorrebbe l'ospedale e secondo me noi tutti stiamo realizzando

il desiderio di Enzo Aprea e io ve la dedico in suo onore:

Vorrei

una corsia di letti

rossi, verdi e gialli

azzurri e rosa

per far festa alla morte

come sposa.

E dottori sorridenti

curvi sul corpo rotto

di un uomo

con camici variopinti

di voile, di chiffon, di seta pura

per far festa

alla morte

senza paura.

E muri

disegnati

dai pittori più grandi

da Giotto, Raffaello

da Pier della Francesca

dal Giorgione

e cancellare

il bianco del dolore.

Muoia la morte

per una sola volta

senza il suo colore.

Nessun commento:

Posta un commento