lunedì 21 maggio 2012

L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.
Herman Hesse: "Demian"

domenica 20 maggio 2012

Hollande in Francia già taglia stipendi a politici e manager pubblici. E da noi? Il governo prova a ripropinarci le pensioni d'oro.

Non ha fatto neanche in tempo a finire la bottiglia di champagne, che il nuovo Presidente francese Hollande già prende le forbici e taglia i costi dei politici e dei dirigenti pubblici. A cominciare da se stesso.
Hollande in Francia già taglia stipendi a politici e manager pubblici. E da noi? Il governo prova a ripropinarci le pensioni d'oro.
Un decreto ridurrà del 30 per cento gli stipendi del capo dello Stato, del primo ministro e dei membri del governo.
E non basta:
Lo accompagnerà un secondo decreto, con il quale sarà stabilito un tetto alle remunerazioni dei dirigenti del settore pubblico. (...) Hollande ha infatti deciso di fissare una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20. Per essere più chiari: un presidente e amministratore delegato di un'azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato.
Una roba tremendamente comunista. Tutto ciò, mentre il nostro governo prova oggi a far rientrare dalla finestra le pensioni d'oro dei manager appena uscite dalla porta. Non solo: ancora si attende il decreto per l'adeguamento degli emolumenti dei dirigenti a quello del Presidente di Corte di Cassazione, che il governo Monti aveva promesso "entro una quindicina di giorni" (ed era il 23 febbraio).
http://www.youtube.com/watch?v=LDrIrfAeSGE&feature=youtu.be

Guardate questo video è importante!
La mafia teme più la scuola della giustizia. L'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa. (A. Caponnetto, 1994)
GRANDE UOMO UCCISO DA GRANDI MISERABILI CHE ANCOR OGGI GOVERNANO L'ITALIA!

Mafia:Oltre le stragi. Il pensiero di Giovanna Bongiorno

1 lug. Mimma Tamburello, brillante avvocato impegnata da oltre un ventennio nei più drammatici processi penali celebrati contro mafia, zoomafie, pedofilia, abusi e crimine tout court, è stata, per lunghissimi anni, amica cara e personale di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. La sua casa, accogliente e signorile, aperta a quanti avessero la gioia di esserle amici, era anche un punto d’incontro e di appassionate, intelligenti discussioni sulla Sicilia che avremmo voluto. Poi fu l’orrore, la strage di Capaci, e nulla fu più uguale a prima, se non la sua dedizione assoluta e generosa al lavoro e questo ricordo di uno strazio vissuto e rivissuto attraverso i tanti processi nei quali, l’avvocato Tamburello, ha guardato la mafia negli occhi. L’incontro con Riccardo Castagneri, giornalista di coraggioso impegno, amico di Roberto Saviano, autore di saggi e di memorabili inchieste non solo sulla mafia, ma sulla criminalità del nord –est, sugli scandali degli emoderivati, sui misteri della Repubblica, è stato determinante, per entrambi, alla decisione di scrivere un libro che fosse “la memoria della storia “ e non semplicemente della cronaca che ha cambiato totalmente gli assetti che legano Mafia e Politica e che sono, in gran parte, abilmente mascherati ma onnipresenti nella vita del nostro Paese. Una storia sino ad oggi non scritta ma persino negata, blindandola, quando è servito, dietro al “segreto di Stato”.
E così che, intrigante ed avvincente come un thriller, in bilico tra delittuoso, sanguinario stragismo e spy story, agghiacciante come un incubo che pare non debba avere mai fine, è nato “ Oltre le stragi” un libro che indaga, con scrittura documentata e logica conseguenziale, i rapporti tra Mafia e Politica che, all’indomani delle stragi del 1992, con gli efferati delitti di Falcone e Borsellino e degli uomini delle loro scorte, le investigazioni, i processi, le testimonianze e le sentenze che ne seguirono, disegnano un quadro nuovo, drammatico ed inquietante di una criminalità diffusa e pervasiva che, via via, veicolata dalle acque inquinate e torbide della politica, minaccia di diventare stato nello Stato, non ritenendosi ipotesi da fantascienza, in generale, che vi sia una ben precisa volontà, anche politica, a determinare, in regioni quali la Sicilia ed il meridione dell’Italia, autentiche zone franche per gli interessi della criminalità organizzata.
Il libro si apre, ben documentandolo e riassumendolo, con un poderoso affresco noir delle stragi e dei processi. Vi sono fotografati, con efficacia straordinaria, protagonisti e comprimari, uomini delle istituzioni e criminali, testimoni e vittime, servizi deviati e servitori infedeli dello Stato. E questo all’interno di un tempo e di accadimenti che, valutati nei contesti singoli e complessivi, rivelano connessioni e responsabilità, scelte, decisioni, negazioni, ambiguità che sottratte alla cronaca e collocate nella storia, scomposte e ricomposte distinguendo la trama dall’ordito, rivelano quanto diverso sia ciò che appare da ciò che “ è “ e che “ è stato “
Straordinari, quasi uno spaccato di antropologia culturale, sono, tra i capitoli che si susseguono, Luniverso mafioso e Le molte facce del pentitismo, perchè sono pagine avvincenti, nelle quali sfilano in un’incredibile, variegata passerella, a volte grottescamente felliniana, talaltra enigmaticamente bergmaniana, persone e personaggi anche dall’apparenza pericolosamente “normale”. Ma l’analisi attenta delle loro storie e dei loro trascorsi, consegnate agli Autori anche attraverso testimonianze e dichiarazioni inedite, rilasciate nel corso d’interviste esclusive in località protette, svelano quanto vischioso e mortale sia l’universo mafioso, un’autentica palude di terrificanti sabbie mobili e totem blindati alla consuetudine ed alla speranza di una normale cultura della Vita.
Delle stragi di Capaci e di via D’Amelio gli Autori ci consegnano un quadro dettagliato degli avvenimenti, dei segnali che li avevano anticipati, delle vittime e dei carnefici, ma anche delle ombre ambigue, fantasmi in carne ed ossa, che certamente ebbero una parte rilevante nell’occultamento di prove e nel gioco al depistaggio voluto da pezzi deviati delle istituzioni come, del resto, era già accaduto per il Generale dalla Chiesa. Un autentico crossing over che ricostruito con sapienza e dettaglio, con umanissima partecipazione per le vittime, rivela alla storia ciò che la cronaca convulsa di quei giorni ha sovente reso confuso e sfilacciato nel tempo, mettendo in ombra dettagli sconvolgenti e scontri istituzionali che, certo, non furono casuali o dettati da fatti caratteriali. Per tutti, basterà ricordare quando, all’indomani dell’eccidio di via d’Amelio, ben otto sostituti della Direzione distrettuale antimafia di Palermo rassegnarono al Procuratore Giammanco le loro dimissioni. Si trattava di Roberto Scarpinato, Vittorio Teresi, Ignazio De Francisci, Maria Teresa Principato, Nino Napoli, Antonio Ingroia, Giovanni Ilarda ed Alfredo Morvillo. Si dissero pronti a combattere ed anche a morire ma solo a condizioni di raggiungere risultati concreti. Un atto dirompente, di immenso coraggio, che la dice lunga sul clima e la portata dello scontro istituzionale e degli interessi già allora in gioco per traghettare la mafia verso aree più morbide, potremmo dire, quasi, un processo di istituzionalizzazione soft. Ma già al processo per la strage di Capaci, l’aria era quella e da parte della pubblica accusa, malgrado alla sbarra fossero stati condotti 41 imputati appartenenti al gotha mafioso, vi fu solo una dichiarazione : “ Le indagini dovrebbero puntare sui mandanti a volto coperto”.
Il pericolo ancor più grave, che questo libro evidenzia, è costituito dal fatto che gli interessi di questo universo, come una lebbra infetta, quotidianamente ed inesorabilmente, abbiano esteso il contagio a non poca parte della nostra società, dando vita a quel fenomeno detto della “zona grigia” che oggi costituisce il verso zoccolo duro, l’insospettabile volto borghese, anche salottiero, dell’universo politico-affaristico-mafioso siciliano, ormai dilagante, perché esportato nel resto di tutta la nazione. In sostanza, la mafia ha fatto scuola e mai come nelle cronache continue di questi giorni, a conferma delle tesi del libro, abbiamo dimostrazione continua e palmare di questa inquietante realtà nella quale “la casta” , così ben descritta a suo tempo da Giannantonio Stella, è più “cosca” che casta. Il modello ante litteram, quello soft, benedetto da Madonne pellegrine, condito da “vasate” e cannoli è stato certamente il cuffarismo, acutamente analizzato, dagli Autori, nel sorprendente e documentatissimo capitolo “ Guanti bianchi in corsia” nel quale è anche ripercorsa la spaccatura che, nel 2004, divise la Direzione distrettuale antimafia facendo passare, per l’incriminazione del Presidente della Regione, la linea Grasso rispetto alla linea Paci, ossia l’incriminazione per favoreggiamento piuttosto che per concorso esterno in associazione mafiosa. Infatti, solo successivamente, durante il processo Talpe in procura, alla luce degli elementi raccolti dai pubblici ministeri titolari del processo, l’attuale Procuratore della repubblica, Francesco Messineo, unitamente agli aggiunti Pignatone e Morvillo, firmò la richiesta per la riapertura delle indagini, nei confronti di Cuffaro, per concorso esterno in associazione mafiosa. E sappiamo come sia finita la faccenda. E non escludiamo, che le frequentazioni strette che l’ex Governatore ha sempre intrattenuto con la Madonna, i cherubini, tutti i Santi, la Chiesa cattolica e… non solo, operino quanto prima miracoli quali concessioni di arresti domiciliari o sconti di pena, e nel futuro, che gli auguriamo molto lontano, anche quello della beatificazione che, grazie a Dio, in Italia, non si nega a nessuno.
Storie simili, ormai e da anni, si allargano a macchia d’olio in tutto il Paese. Ancora e vieppiù, va sottolineato, in ragione di una legge elettorale sciagurata con la quale non sono i cittadini a scegliere i loro rappresentanti in Parlamento, ma i gruppi di potere, anche criminali, che collusi con la politica designano uomini e donne che verranno eletti per essere esclusivamente al loro servizio e che dalla loro complicità istituzionale trarranno e traggono immensi vantaggi. Nessuna sorpresa dunque, se il problema sia da considerare tragico ma non serio. In questo prezioso libro che ricostruisce la storia degli ultimi 20 anni di mafia, criminalità e colletti bianchi, non è stato dimenticato alcuno dei protagonisti. Da Dell’Utri a Berlusconi a tutte le figure maggiori e minori di questo Club, neanche tanto esclusivo, del malaffare organizzato, leggere queste pagine, è un esercizio illuminante tanto per chi abbia memoria corta quanto per chi desideri avere vista lunga su questo drammatico problema che sta devastando e condizionando, in ogni settore della vita economica, sociale e morale, tutta l’Italia. La speranza non manca e bisogna ostinatamente coltivarla, restando sempre vicini, solidali e compatti con la Magistratura impegnata, con le forze dell’Ordine, con chi ha il coraggio quotidiano di spendersi in questa battaglia di civiltà, di giustizia e di progresso.
La speranza non manca, perché come ha scritto Matteo Messina Denaro, in un pizzino inviato e rinvenuto nel covo di Provenzano, “qui stanno arrestando pure le sedie”. E’ positivo, è un segno di nervosismo del boss più ricercato d’Italia.
Ma il Procuratore Scarpinato, con ironico realismo, alla vista di quelle righe ha commentato “ Ma restano comunque sempre quelli con le poltrone”. E gioverà ricordarsene.
Giovanna Bongiorno

giovedì 17 maggio 2012

Mi sono abituato ad amarti e a non averti .
Il mio amore si misura secondo quanto poco ho di te .
Meno ti ho , più ti amo .
Se ti amassi meno , non potrei rinunciare a te .
Baba Karamazov

martedì 15 maggio 2012

…e per addormentarmi penso che ti scriverei che non sapevo che il tempo non aspetta, davvero non lo sapevo, non si pensa mai che il tempo è fatto di gocce…!

sabato 12 maggio 2012

Notte insonne...questa musica mi rilassa...libro di Luca Goldoni e tazza di latte di soia...Amici buonanotte!!

venerdì 11 maggio 2012

C’ è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, e rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età; quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare. Da lì fuggir non potrò poichè la fantasia d’incanto risente il nostro calore e non permetterò mai ch’io possa rinunciare a chi d’amor mi sa far volare.
Alda Merini