domenica 26 gennaio 2014

"Ho sempre avuto fame di affetto, io. E mi sarebbe bastato riceverne a piene mani anche solo una volta. Abbastanza da dire: grazie, sono piena, più di così non ce la faccio. Sarebbe bastato una volta, una sola unica volta..."
da "Norwegian wood" di Haruki Murakami

venerdì 24 gennaio 2014

Come un albero solitario in inverno..
"Quelle come me sono quelle che, nell'autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto."

Alda Merini
Oggi è pioggia incessante sui miei ricordi...

giovedì 23 gennaio 2014

Lucernario di Saramago José

Lucernario di Saramago José

"Quando sarai cresciuto, vorrai essere felice. Per il momento non ci pensi ed è proprio questo il motivo per cui lo sei. Quando ci penserai, quando vorrai essere felice, smetterai di esserlo. Per sempre! Forse per sempre!... Hai sentito? Per sempre. Quanto più forte sarà il tuo desiderio di felicità, tanto più sarai infelice. La felicità non è qualcosa che si conquista. Ti diranno di sì. Non crederci. La felicità è o non è".

Sono passati due anni dalla morte di Saramago e arriva anche in Italia Lucernario, edito da Feltrinelli. Una storia singolare sta dietro a questo romanzo perduto e ritrovato. Terminato nel 1953, quando Saramago aveva appena trent'anni, il romanzo fu inviato a una casa editrice che non si preoccupò nemmeno di scrivere due righe per comunicare all'autore che non aveva intenzione di pubblicarlo. Nel 1999, dopo più di quarantacinque anni, quando ormai Saramago era uno scrittore e un Nobel di fama mondiale, la stessa casa editrice si fa viva dicendo che nel corso di un trasferimento di struttura il manoscritto di quel suo primo romanzo era stato ritrovato e che sarebbe stato un onore pubblicarlo. Saramago rispose "Obrigado, ora no" e se ne tornò a casa con il suo fascicolo di fogli scritti a macchina.
Nel 1999 Saramago si è rifiutato di pubblicare Lucernario perché riteneva che non fosse più il momento per quel suo primo libro dimenticato. Quel romanzo rappresentava ancora una ferita aperta, una delusione cocente. All'epoca, dopo la mancata risposta dell'editore - uno sgarbo a cui se ne aggiunsero molti altri nel corso della sua carriera - passarono molti anni prima che Saramago decidesse di nuovo di pubblicare. Oggi che lui non c'è più, questo delicatissimo romanzo in cui si possono già individuare alcuni temi cardine che poi saranno sviluppati ampiamente nella produzione successiva, arriva come un dono a consolarci per una perdita grandissima e a dimostrarci che la letteratura riesce ancora a sopravvivere alla morte.


Lucernario è un romanzo corale che narra la storia di alcune famiglie che vivono in un condomino di tre piani. Un lucernario sul tetto illumina le scale del palazzo, come il narratore fa con le vite degli inquilini. È il Saramago che conosciamo, quando ci troviamo di fronte alla profonda e sottile penetrazione nei recessi più nascosti del pensiero e dell'animo umano; davanti alla carica ironica della sua scrittura e allo sguardo con cui osserva le sue creature. La stile è ancora lineare, piano, ottocentesco, di ampio respiro, lontano dallo sperimentalismo a cui approderà nei decenni successivi.


Siamo a Lisbona negli anni Quaranta. La seconda guerra mondiale è finita e il Portogallo si trova nelle mani di Salazar. Inizia un nuovo giorno e ci ritroviamo nella modesta abitazione del calzolaio Silvestre e di sua moglie Mariana. Già nel primo capitolo facciamo la conoscenza di quasi tutti i personaggi del romanzo. Silvestre e Mariana, una coppia di anziani coniugi teneramente innamorata come il primo giorno. Le giovani sorelle Adriana e Isaura, che vivono con la madre e la zia e nascondono un morboso segreto. La magra e repressa Justina, in lutto dopo la morte della piccola figlia Matilde, e moglie di Caetano, linotipista al Notícias do Dia. Anselmo, Rosália e la bella figlia Maria Cláudia, che sarà costretta ad accettare sporchi compromessi. La seducente Lídia, mantenuta dai soldi dell'amante. La spagnola infelice Carmen, sposata con Emílio, e il figlio Henriquinho. Una galleria variopinta di esistenze intente a far fronte ai piccoli e grandi problemi della vita quotidiana, ad architettare piccole ipocrisie, a fare i conti con i sogni di gioventù, le difficoltà del presente, le sconfitte e le delusioni della vita. Sullo sfondo il Portogallo salazarista e le sue miserie.
Poco più avanti, farà la sua comparsa un personaggio che, in un certo senso, è lo stesso Saramago. Abel, giovane intellettuale libertario, senza vincoli, libero e solo, abiterà in casa di Silvestre e Mariana per il breve periodo di tempo occupato dal romanzo, legandosi con affetto ai due coniugi. Tra il vecchio Silvestre e il giovane Abel si instaurerà un intenso dialogo sul senso della vita, dei sentimenti e dell'agire umano, sulla libertà e sulla responsabilità, sulla scelta tra l'intervento e la rinuncia, sulla possibilità o meno di redimere l’umanità. Vediamo come il tema sia già presente nella riflessione di Saramago.

Lucernario era forse un romanzo troppo scottante per essere pubblicato nel 1953, quando la dittatura salazarista controllava ogni azione pubblica? Bisogna ricordare che nel 1947 Saramago aveva pubblicato il romanzo (poi decisamente ripudiato) Terra del peccato, che non fu accolto positivamente da Salazar e strinse la morsa della censura sull'attività giornalistica dell'autore. Forse la casa editrice preferì non rischiare, nonostante Lucernario non fosse un romanzo politico. Forse preferì tenere il manoscritto in sospeso, in attesa di tempi più liberali per accogliere il relativismo che si dispiega nelle sue pagine. Non si sa quali furono le circostanze che spinsero l'editore a ignorare questo bellissimo romanzo: fresco, profondo, misurato, incredibilmente maturo per un giovane di poco più di vent'anni. È un piacere riscoprirlo oggi e aggiungere un ulteriore interessante tassello alla produzione appassionata di uno degli scrittori più importanti del Novecento.


José Saramago - Lucernario
Titolo originale: Claraboia

Solitude - Sakamoto Ryuichi (+playlist)

Published on Apr 18, 2013
Duro? No. Sono fragile, mi creda.
Ed è la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami.
Se mi abbandono, se mi lascio catturare, sono perduto.

José Saramago

domenica 19 gennaio 2014

La nostra vita è un continuo divenire, un fluire di sensazioni, emozioni e pensieri che non ci danno tregua, che si accavallano, si contraddicono e si contrappongono, raggiungendo solo per brevi istanti un loro miracoloso equilibrio, subito destinato a scomporsi e a disperdersi in una nuova miriade di sollecitazioni contraddittorie.

Ciò che in un primo momento appariva come una sicurezza raggiunta, un punto stabile di quiete, si trasforma in un nuovo calvario di angosciose domande e di dolorosa ricerca di risposte destinate a non essere mai definitive.La nostra vita si plasma, si disperde e si ricompone continuamente su questa variegata tavolozza di accecanti contrasti cromatici. Il "conflitto", cioè la collisione fra opposti principi, sembra esserne la legge fatale.

Ogni momento appagante sarà sempre destinato inesorabilmente a rovesciarsi nel proprio contrario, come una "maledizione", o, meglio, come una punizione che colpirà spietatamente chi presumerà di avere raggiunto l'apparente onnipotenza di una paradisiaca quiete. I tragici greci conoscevano bene questo dramma della vita umana, quando descrissero nei loro immortali capolavori il terribile destino di dolore e di rovina cui vanno incontro gli "eroi" che hanno osato sfidare la volontà degli dei, contrapponendo ad essa la loro superbia e la loro presunzione di potersi ergere ad arbitri del destino, infrangendo i limiti che le divinità hanno imposto alla vita umana.

Eppure, se il "conflitto" sembra apparire come la sciagura della umana esistenza, è anche vero che senza questa continua "tensione dialettica", senza questo implacabile dilemma fra essere e non-essere, la trama della nostra nostra vita ristagnerebbe fatalmente nella palude di un grigiore senza fine e senza speranza, e non vi sarebbe più né progresso né crescita individuale o collettiva. In questa prospettiva, è giusto che conflitto perda la sua iniziale fisionomia negativa, per rovesciarsi nel proprio contrario, divenendo la spola che tesse la nostra vita, rendendola tessuto prezioso, ricco di sorprendenti e stupendi arabeschi.

"Molte volte ho osservato il marmo
che hanno scolpito per me :
un vascello con una vela ammainata
alla fonda in un porto.
In verità ciò non rappresenta la mia destinazione,
ma la mia vita.
Perchè mi fu offerto l'amore e io
ne fuggii i suoi disinganni ;
il dolore bussò alla mia porta, ma ebbi paura ;
mi chiamò l'ambizione,
ma le opportunità mi hanno terrorizzato.
Eppure continuavo a desiderare
di dare un significato alla mia vita.
Ora io so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del Destino
dovunque conducano il vascello.
dare un significato alla propria vita
può finire in follia,
ma la vita senza significato è la tortura
del desiderio vano e senza requie :
essa è un vascello che smania per il mare
e ne ha paura."

In questa stupenda poesia che Edgar Lee Masters, ha dedicato ad un suo immaginario personaggio, George Gray, nel suo capolavoro "Antologia di Spoon River", è forse racchiuso tutto il significato più profondo che l'accettazione coraggiosa del "conflitto" può rappresentare nella vita umana. George Gray ha voluto sempre eludere ogni conflitto. Il vascello della sua anima è rimasto sempre ancorato nel porto del suo desiderio di quiete. Solo adesso, dopo la sua morte, egli "sa" che "bisogna alzare le vele / e prendere i venti del Destino" ; solo adesso scopre che la vita "è un vascello che smania per il mare / e ne ha paura". Ma ormai, per lui, è tardi. Non rimane che l'amarezza del rimpianto. Evitiamo di concludere la nostra vita come George Gray.

Lettura suggerita
Antologia di Spoon River
L'"Antologia di Spoon River" è un libro straordinario di poesie, in cui l'autore ha l'idea di introdurre l'ambientazione in un camposanto, sulla collina di un paesino americano. Qui dormono tutti, eroi e codardi, onesti e malfattori, ricchi e poveracci... Ogni poesia si intitola con il nome del defunto, che parla in prima persona e racconta la sua storia, e come è giunto nella tomba. Alcuni dei racconti sono tristi, altri beffardi, alcuni strazianti. Ma tutti sono semplicemente indimenticabili. Questo è un libro da leggere quando si è adolescenti, ma che si presta a riletture continue nel corso della vita. Questo libro dovrebbe essere presente in tutte le biblioteche.

sabato 4 gennaio 2014

giovedì 2 gennaio 2014

Spesso le delusioni più profonde e dolorose arrivano proprio dalle persone che credevamo più importanti e degne della nostra fiducia. Si aggiunge anche quel senso di umiliazione, che ha tutto il sapore amaro del tradimento.