di Luigi Sanlorenzo - Intendiamo per Canone la stratificazione di eventi storici, apporti culturali, comportamenti e costumi che contribuiscono a definire una cornice concettuale ed a costruire identità sociale e visioni della realtà che orientano in molteplici campi il pensiero e l’azione di individui e di comunità per lunghi periodi di tempo. Semplificando, i termini che correntemente definiamo “neo conformismo”, “anticonformismo”, “mentalità”, “relativismo”, “integralismo” ecc…hanno molto a che vedere con il mantenimento o il progressivo superamento dei perimetri canonici tradizionali, mirando a costruirne di nuovi – o a non costruirne affatto- stabilendo nuove gerarchie di valori e variegati criteri di giudizio.
L’epoca che viviamo sarà per decenni un tempo di transizione che farà oscillare il pensiero tra canoni definiti ed altri in progress che con forza cercano di affermarsi, per sostituire i precedenti.
Tale processo presenta rischi ed opportunità che questa rubrica propone alla riflessione dei lettori di SiciliaInformazioni, commentando in tale prospettiva gli accadimenti che quotidianamente ci vedono spettatori o protagonisti, originando un giudizio, un’opinione, una valutazione, influenzati e influenzanti rispetto ad un canone, definito o in corso di definizione cui, in tutto o in parte, facciamo riferimento.
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Ancora vittime innocenti vanno ad aggiungersi nella bara liquida dello Stretto di Sicilia in quello che possiamo ormai chiamare il genocidio del XXI secolo. A nulla sembra essere servita perfino la storica visita di Papa Francesco all’isola di Lampedusa e il forte richiamo alla dignità umana soprattutto di coloro che fuggono da guerre, persecuzioni, carestie, regimi dittatoriali e condizione di vita inaccettabili e che, a rischio della vita, cercano di sopravvivere al mondo in cui sono stati gettati dal caso.
Nessuna nazione dell’Unione Europea è esposta a questo fenomeno quanto l’Italia che già dallo storico sbarco di 27.000 albanesi a Brindisi il 7 marzo del 1991 divenne a tutti gli effetti la porta occidentale delle migrazioni. Sono trascorsi oltre venti anni da allora e molto è mutato nel sentimento nazionale passato dall’assoluta impreparazione al fenomeno, alla produzione di contrastanti interventi legislativi (Turco Napolitano, Bossi Fini ecc.) che hanno finito per bloccarsi a vicenda non influendo in alcun modo su una delle tragedie più drammatiche del nostro tempo. Oggi prevale la momentanea compassione in nome della quale lo stabilimento balneare della zona della Plaja limitrofa al luogo del tragico sbarco osserverà un giorno di chiusura. Poi tutto continuerà come prima, con qualche infastidito commento sotto gli ombrelloni e la compilazione di ulteriori e inesorabili statistiche.
Eppure con i paesi frontalieri della penisola balcanica si ottennero risultati di contenimento del fenomeno attraverso accordi che ancora oggi regolano quei rapporti internazionali e il sostegno di tecnici italiano alla repressione delle organizzazione criminali degli scafisti. Non è un caso che molte imprese italiane oggi abbiano de-localizzato in Albania o in Romania generando posti di lavoro a condizioni contrattuali proporzionate a quel tenore di vita, frenando così l’esodo soprattutto dei giovani e ponendo fine al fenomeno.
Ben altre caratteristiche hanno le migrazioni che investono il sud dell’Unione dove l’unico presidio umanitario è sostenuto innanzitutto dalla capacità antica dei lampedusani di accogliere chi arriva e dai pochi mezzi della Guardia Costiera italiana. Non si è mai visto infatti in oltre venti anni un mezzo navale di soccorso di alcun altro Paese dell’Unione intervenire se non casualmente, al fianco degli italiani..
La cronaca di venti anni di migrazioni nel Mediterraneo è stata raccontata dall’ allora portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e oggi Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, autrice di “Tutti indietro” pubblicato nel 2010 da Rizzoli e presentato a Palermo al Centro Educativo Ignaziano il 21 settembre dello stesso anno.
Pagine ancora oggi attualissime che consentono di misurare il cinismo e l’ipocrisia dell’Unione Europea verso un Paese come l’Italia, ancora oggi considerato, spesso per proprie pesanti responsabilità, figlio di un dio minore. Proprio quell’anno, il 1° gennaio del 2010, che avrebbe dovuto segnare l’avvio dell’Area di Libero Scambio nel Mediterraneo, avevo voluto essere a Tunisi come per un impegno con la mia coscienza preso in prima persona verso il futuro. Mi ritrovai da solo, la Francia aveva già da anni archiviato il progetto, imponendo il proprio veto ad un’Unione Europea imbelle e politicamente mai nata.
Oggi c’è da chiedersi quale sarebbe il comportamento dell’Unione se l’immigrazione dal Mediterraneo avesse come primo luogo di sbarco la Germania o la Francia. Di Malta conosciamo già la “linea dura” che non solo colpisce i migranti, negando ad essi persino ogni forma di aiuto in mare, ma addirittura gli stessi operatori dei pescherecci siciliani, trattati come criminali e sottoposti a umilianti riscatti, come al tempo dei pirati barbareschi. Appartengo alla generazione che ha ancora vivo il ricordo dei Boat People il cui caso sconvolse l’opinione pubblica mondiale. Il termine è entrato nell’uso comune nel 1976, dopo l’invasione del Vietnam del Sud da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, all’epoca della nazionalizzazione delle imprese e della collettivizzazione delle terre. Parecchie decine di migliaia di persone, considerate non sufficientemente aderenti al nuovo sistema, furono perseguitate, e quindi decisero di fuggire in tal modo via mare. Jean-Paul Sartre e Raymond Aron, nel sostenere la causa dei boat people all’Eliseo di fronte a Valéry Giscard d’Estaing nel giugno del1979, contribuirono a rendere noto il problema in Francia. In Italia il fenomeno venne prepotentemente a conoscenza dell’opinione pubblica grazie alla missione umanitaria della Marina Militare Italiana, che sotto l’impulso del governo italiano inviò nell’estate del 1979 gli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e la nave appoggio Stromboli nel sud-est asiatico con il compito di portare assistenza ai profughi sudvietnamiti. La missione, durata dal 4 luglio al 20 agosto 1979, salvò 891 persone. Al primo periodo di esodo dal Vietnam del 1975-1979, dopo un periodo di pausa, ne seguì un secondo nel 1988-1990, ne furono soggetti per la maggior parte vietnamiti, espulsi dalle omologazioni politico-economiche di tipo nord-vietnamita, ma anche numerosissimi cinesi residenti in Vietnam, vittime dello stato di conflitto politico allora esistente con la Cina; il fenomeno interessò un totale stimato di 800’000 persone.
Anche in quella occasione dunque l’Italia, pur infinitamente più povera di mezzi rispetto a grandi paesi del mondo, si distinse per il trattamento umanitario e il rispetto della vita che unisce tutti gli uomini di mare nel mondo.
Purtroppo solo gli uomini, raramente gli Stati, quasi mai l’Unione Europea che incrementa così, anche attraverso questo genere di colpevole ipocrisie, un’identità sempre meno accettata dai cittadini dei paesi membri. Ce ne accorgeremo alle prossime elezioni per il rinnovo dell’europarlamento che, ad avviso di chi scrive, registrerà il più basso tasso di partecipazione da quando questa consultazione esiste.
Dal Rinascimento in poi e massimamente dopo l’Illuminismo, l’Europa è stata considerata il luogo della terra dove la persona umana veniva posta al centro di ogni attenzione e produceva le più alte manifestazioni dello spirito del tempo in ogni settore. Ciò produsse un vero e proprio Canone Occidentale dei diritti materiali, civili e spirituali della persona cui il mondo guardò sino alla soglie di quel secolo breve, in cui tutto si consumò nel rogo delle due guerre mondiali.
Da allora l’Europa ha iniziato il proprio declino lasciando il passo a democrazie che hanno saputo far germogliare proprio quei semi che lo stesso Vecchio Continente aveva dato loro, pur attraverso la controversa stagione dei colonialismi.Da allora il Mediterraneo, già fiaccato, dal 500 in poi dalle nuove rotte atlantiche e dall’espulsione di arabi ed ebrei dai nuovi regnanti della Spagna unificata, cominciò a prosciugarsi di quelle energia vitali che da millenni ne avevano fatto la madre di tutte le civiltà.Ed oggi, a quel mare di cui scrissero Omero e Shakespeare, Dante e Goethe, Cervantes e Camus, Braudel e Matvejevic resta solo il compito di coprire pietoso i corpi di chi, secondo un canone ormai dimenticato, lo visse, per pochi terribili giorni, come la strada verso la libertà.