mercoledì 22 febbraio 2012

Non mi manca quello che mostravi di essere, mi manca quello che pensavo tu fossi. (Alda Merini)
Tutta la vita non è che il riflesso del mio essere…E così come sono mi piaccio.
(Sibilla Aleramo)

lunedì 20 febbraio 2012

Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
... ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente ridicole).

(Pessosa)
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sabato 11 febbraio 2012

mercoledì 8 febbraio 2012

giovedì 2 febbraio 2012

Il posto fisso è una monotonia! Mi piacerebbe vedere Monti, Passera e Fornero un anno sui ponteggi, un altro a raccogliere pomodori, e un altro anno ancora a lavare scale e androni di condomini! La loro vita sarebbe allegra e movimentatissima... Ma questo anziano signore, a metà tra Ambrogio e il droide di Star Wars, da dove viene, da Marte?
 
(Orazio Licandro)
Poesie

Enzo Aprea

Introduzione di Chiacchierino (Giuseppe): Vorrei condividere con tutti voi questa poesia di Enzo Aprea, per chi non lo
conoscesse, giornalista a cui, nel '76, vengono tagliate le mani e le gambe
a causa di una malattia, il morbo di Buerger.


Quando si sveglia dall'ultima operazione dopo la quale gli è rimasto solo il tronco cosa vede: fuori dalla finestra è tutto bianco perchè è nevicato, dentro l'ospedale è tutto bianco, i muri sono bianchi, lenzuola e coperte sono bianche, i dottori sono vestiti con i camici bianchi... e quindi identifica il bianco con il colore della morte perchè lui vuol morire ma non può darsi la morte perchè non ha braccia e gambe per andare alla finestra, aprirla e gettarsi di sotto o per fare un nodo ad una corda e impiccarsi o per prendere una pistola e spararsi.. Dopo un lungo lavoro su se stesso riacqisterà il desiderio di vivere e si dedicherà alla lotta a favore degli handicappati, dei malati mentali e degli emarginati in generale... Questa poesia descrive come lui vorrebbe l'ospedale e secondo me noi tutti stiamo realizzando

il desiderio di Enzo Aprea e io ve la dedico in suo onore:

Vorrei

una corsia di letti

rossi, verdi e gialli

azzurri e rosa

per far festa alla morte

come sposa.

E dottori sorridenti

curvi sul corpo rotto

di un uomo

con camici variopinti

di voile, di chiffon, di seta pura

per far festa

alla morte

senza paura.

E muri

disegnati

dai pittori più grandi

da Giotto, Raffaello

da Pier della Francesca

dal Giorgione

e cancellare

il bianco del dolore.

Muoia la morte

per una sola volta

senza il suo colore.